Vanda

(17 febbraio 1940 a Regnola di Castelnovo Monti)

C’è stato un tempo in cui le badanti eravamo noi. Non era necessario andare sino in Ucraina: bastava fermarsi a Castelnovo Monti. Io vengo da lì. Sono andata a fare la serva per la prima volta a Milano. Avevo 14 anni ed era il 1964.

Come quelle di adesso la domenica ci trovavamo in un parco. Noi ai Bastioni. Tornare a casa costava troppo. E poi c’era sempre qualcuna che aveva notizie dal paese. Passavamo la domenica così. Solitudini che dialogano tra ricordi, paura, noia e speranza. Telefonare neanche a parlarne. I soldi erano sempre troppo pochi e non facevo la serva, mangiando rabbia da mattina a sera, per sprecare i soldi in un pugno di gettoni.

I padroni mi trattavano male. Dormivo in solaio con tutti gli altri a servizio nel palazzo. Mi chiudevo in camera tutte le sere. A 16 anni era meglio non fidarsi. Prima era anche peggio: il letto me lo avevano messo in uno sgabuzzo senza finestre. La Laura diceva sempre che bisognava sperare e che tutto sarebbe andato meglio. Chissà? Io fame ricordavo e fame vedevo. Fame e miseria.

E anche oggi che tutte queste cose sembrano soltanto giochi della memoria, non riesco a dimenticare. Perchè c’è fame e fame. Quella disperata che ti porta a barattare un po’ di castagne con un po’ di frumento. Quella quotidiana provocata dal padrone che specula su quello che mangi e che ti rinfaccia l’appetito. Quella che non riesci a colmare con i panini freddi della domenica. Io le ho conosciute tutte. E tutte le voglio ricordare. C’è chi si vergogna di quel passato. Io no. C’è qualcun altro che si dovrebbe vergognare.