Carlo Porta

(Reggio Emilia, 5 maggio 1918 - 26 novembre 2007)

Per qualcuno ribellarsi è naturale. E’ un po’ come respirare, aprire gli occhi al mattino o sentirsi bene quando si mangia un piatto di tortelli. Io sono fatto così. E’ più forte di me. Quindi niente tessera del Fascio. Niente saluti romani. Niente di niente. Non era facile, ma io quella tessera proprio non la volevo e mi dava fastidio quel ricatto continuo e quel tempo perso in parate noiose. Avete mai visto i prati fuori Rivalta a primavera? Pensate che siano meglio loro o un “sabato fascista”? Visto? Non c’è gara. Anche per questo ci impegnavamo con il Soccorso Rosso.

E poi si doveva lavorare. Officine Reggiane. Operaio. Non avevo nemmeno 17 anni. Antifascista anche lì. Poi il militare. L’arresto, il carcere, 3 anni di confino, ancora il militare fino all’8 settembre. Dopo l’Armistizio, la prigionia in Germania come IMI. I campi di concentramento. Quattro ne ho fatti. Allora non ero più Carlo Porta, ma il numero 108 481.

Mangiavamo barbabietole e rape con un po’ di margarina. La domenica patate. Uno schifo. Vedere persone morire di stenti non lo auguro a nessuno. Poi qualcuno ci viene a dire che potevamo uscire da lì. Bastava una firma e scegliere la Repubblica di Mussolini. Nel campo eravamo in 550. Nessuno ha firmato. Alla fine, quando mi hanno liberato gli Americani pesavo 50 chili.

Quando sono arrivato a casa quasi non mi riconoscevano. Mia madre mi ha riconosciuto subito. Mi è venuta incontro di corsa. Avrà fatto un chilometro. Ci siamo abbracciati e io ho pianto. E’ stata l’unica volta che ho pianto. A volte mi siedo in silenzio e penso a tutto quello che ho fatto e a quello che mi è successo. Io sono sempre stato un po’ orso. Penso agli arresti, al carcere, al confino, alla fame, alle botte, ai campi di concentramento in Germania. Faccio un bel respiro e sorrido dentro di me. C’è qualcuno di questi giovani che continua a dirmi che io ho fatto delle cose incredibili. Non mi pare. Ho fatto solo quello che bisognava fare. Ribellarsi è semplice. E’ naturale.